[Guida] Root: Che cos'è? e a cosa serve?

Ciao ragazzi, oggi parleremo di un argomento "base" che si sta pian piano diffondendo anche tra gli utenti meno esperti cioè il “Root”.


Per molti di voi la parola root non suona nuova, ma per chi non sapesse ancora di cosa si tratta, ve lo spiegherò in questo breve articolo.


Allora iniziamo a capire il significato della parola root, la parola root in inglese significa Radice.
"Perché proprio radice?" Vi chiederete voi.
Questo perché i privilegi di root ci consentono di accedere con permessi r/w (read/write, cioè di completa lettura e scrittura, grazie ai quali possiamo modificare un file a piacimento), ai file di sistema più importanti o, più in generale, alla cartella di root vera e propria (indicata con “/”), che corrisponde appunto alle radice del nostro sistema operativo, da cui dipende tutto il resto e al cui interno si trovano tutti gli altri file e cartelle. 
Nel caso di Android viene spesso usata l’espressione “fare il root”, poiché esso deve prima essere abilitato attraverso delle operazioni manuali che vanno a determinare delle modifiche interne nel nostro dispositivo (che spesso invalidano la garanzia tranne per dispositivi di LG che non sembra farsene un problema).
Le operazioni manuali per ottenere i permessi di root cambiano da dispositivo a dispositivo e da modello a modello.
Ma adesso veniamo alla vera domanda:  

Ma che cos'è davvero il root?

E un utente (per la precisione utente numero 0 o anche detto root user, superuser o abbreviato spesso in SU) che ha poteri assoluti e illimitati su tutto il sistema operativo e può decidere di agire su di esso in qualsiasi modo.
La prima cosa che noterete appena acquisterete un dispositivo Android è che non sembra esserci alcun modo di ottenere i privilegi di root, ciò accade semplicemente perché Google ha deciso di rimuovere il file binario di SU (quello che rende possibile l’attivazione del root e la concessione dei privilegi r/w alle app) dalla cartella /system/bin.
I motivi di questo sono probabilmente legati alla sicurezza e alla salvaguardia degli utenti meno esperti, poiché il root è indubbiamente uno strumento potentissimo che nelle mani sbagliate potrebbe fare moltissimi danni.
All’abilitazione è quindi necessario copiare il binario di SU all’interno di /system e per fare ciò bisogna ricorrere a delle procedure piuttosto invasive (come lo sfruttare una falla di sicurezza attraverso un particolare script che va a rimontare temporaneamente la partizione /system con permessi r/w, facendo in modo che il binario di SU possa essere copiato con successo, oppure lo sblocco del bootloader criptato dai produttori proprio per impedire che gli utenti apportino delle modifiche troppo estreme nei dispositivi, con il rischio di danneggiarli) che andranno, nella maggior parte dei casi, ad invalidare la garanzia del dispositivo.
Una volta copiato in /system/bin, però, il binario di SU da solo non è sufficiente per ottenere i permessi di root perchè non è capace di autogestirsi,  infatti, voi non diventerete l’utente root con poteri assoluti, altrimenti rischiereste di eseguire automaticamente con privilegi di root qualsiasi applicazione installata, incluse alcune potenzialmente pericolose per voi, per il vostro dispositivo e per i vostri dati sensibili.

Superuser e SuperSU

Qui finalmente entrano in gioco app come Superuser e SuperSU, che si comportano in modo molto simile ad un filtro.
Queste app-filtro, gestiranno i permessi di root in modo individuale per ciascuna delle altre app che avete installato e, ad ogni avvio di esse, e vi chiederà attraverso un messaggio pop-up se vorrete concedere alle suddette applicazioni generiche i tanto desiderati permessi di root.


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