Si è svolto ieri l'evento Google, in cui la casa proprietaria di Android ha presentato i due nuovi Nexus, Android Marshmallow e altri devices (probabilmente la parte più interessante della presentazione). Abbiamo seguito la presentazione, eppure abbiamo la sensazione che manchi qualcosa....
Poche novità
Probabilmente anche voi non siete sorpresi dall'affermazione ad inizio articolo e probabilmente anche voi avete avvertito una mancanza di novità.
Si proprio così: al di là del fatto che praticamente conoscevamo quasi tutto dei due Nexus (qualche novità ve la sveleremo tra poco), la presentazione di Google è stata poco sorprendente, scordatevi gli effetti speciali di Apple e compagnia bella.
Iniziamo a parlare dell'argomento principale dell'evento, ovvero la presentazione dei due Nexus. Google ha cercato di attirare sia gli utenti amanti del brand, sia il resto degli acquirenti. Il più grande è davvero un top di gamma e non gli manca proprio nulla, compresi sensori nuovi (impronte digitali, laser focus, Sensor Hub), display super-risoluto e processore di ultima generazione; il più piccolo è un medio di gamma, processore non proprio top, display di "vecchia" generazione, poca RAM.
Al di là delle specifiche tecniche, che sono le stesse che vediamo ormai da tempo grazie ai rumors, l'unica cosa che non ci ha convinto davvero è ovviamente il prezzo. Se da un lato possiamo giustificare Nexus 6P, in quanto ha un hardware senza compromessi, dall'altro non possiamo proprio promuovere Nexus 5X, non tanto per il prezzo proposto in USA e tanti altri paesi (379 $), ma soprattutto per quello proposto in Italia, davvero troppo alto di 476 Euro per la versione da 16 GB.
Speriamo che vi siete dimenticati del prezzo di Nexus 5 e Nexus 4 (2 GB di RAM anche loro nel 2012/2013). Se non lo avete fatto, fatelo.
Non vogliamo essere proprio negativi in realtà, perché, infondo, le novità ci sono.
A livello hardware il Nexus 6P è davvero un "mostro", non tanto per processore (il sempre caldo Snapdragon 810), RAM e display (QHD Samsung), ma più che altro per una fotocamera (Sony IMX377) che, sebbene non stabilizzata, è stata giudicata ottima da DxOMark e per un'applicazione camera che finalmente supporta i video in slow motion (120 fps per il Nexus 5X e 240 per il Nexus 6P).
Iniziamo a parlare dell'argomento principale dell'evento, ovvero la presentazione dei due Nexus. Google ha cercato di attirare sia gli utenti amanti del brand, sia il resto degli acquirenti. Il più grande è davvero un top di gamma e non gli manca proprio nulla, compresi sensori nuovi (impronte digitali, laser focus, Sensor Hub), display super-risoluto e processore di ultima generazione; il più piccolo è un medio di gamma, processore non proprio top, display di "vecchia" generazione, poca RAM.
Al di là delle specifiche tecniche, che sono le stesse che vediamo ormai da tempo grazie ai rumors, l'unica cosa che non ci ha convinto davvero è ovviamente il prezzo. Se da un lato possiamo giustificare Nexus 6P, in quanto ha un hardware senza compromessi, dall'altro non possiamo proprio promuovere Nexus 5X, non tanto per il prezzo proposto in USA e tanti altri paesi (379 $), ma soprattutto per quello proposto in Italia, davvero troppo alto di 476 Euro per la versione da 16 GB.
Speriamo che vi siete dimenticati del prezzo di Nexus 5 e Nexus 4 (2 GB di RAM anche loro nel 2012/2013). Se non lo avete fatto, fatelo.
Non vogliamo essere proprio negativi in realtà, perché, infondo, le novità ci sono.
A livello hardware il Nexus 6P è davvero un "mostro", non tanto per processore (il sempre caldo Snapdragon 810), RAM e display (QHD Samsung), ma più che altro per una fotocamera (Sony IMX377) che, sebbene non stabilizzata, è stata giudicata ottima da DxOMark e per un'applicazione camera che finalmente supporta i video in slow motion (120 fps per il Nexus 5X e 240 per il Nexus 6P).
Ecco un esempio di video a 240 fps da Nexus 6P.
Un'altra novità interessante è l'implementazione di Sensor Hub, ovvero un coprocessore dedicato a ricevere ed elaborare i dati proveniente da tutti i sensori del dispositivo, per migliorare l'Active Display e anche l'autonomia del device. Infine, Google ha anche annunciato per i suoi Nexus una garanzia aggiuntiva, chiamata Nexus Protect, che permette la riparazione del dispositivo in tempi brevissimi (si parla di 24 ore per gli Stati Uniti), ovviamente a pagamento.
Facciamo in tempo a dirvi cosa ci ha deluso di questi nuovi Nexus?
Innanzitutto i 2 GB di RAM del Nexus 5X (che lo rendono in effetti un medio di gamma), l'assenza di un USB 3.1, sebbene ci sia un USB Type-C, l'assenza della ricarica Wireless (altro passo indietro rispetto al passato), la presenza della versione 16 GB del Nexus 5X (sebbene molte applicazioni Google si possono disinstallare), la mancanza di un ottica stabilizzata.
Android Marshmallow: sarebbe stato meglio chiamarlo Android 5.2
Saremo brevi nell'informarmi delle novità di questo OS di Google, perché la maggior parte sono state descritte tempo fa quando Google lo ha presentato.
La grafica è la stessa di Android Lollipop con qualche cambiamento qua e là (come nel drawer delle applicazioni).
Now On Tap è forse la novità più utile; si tratta di un estensione di Google Now, con essa abbiamo la possibilità di effettuare ricerche contestualmente a ciò che stiamo facendo (in qualsiasi applicazione e browser), per non dover uscire dall'app che stiamo usando.
Con Android 6.0 potremo finalmente controllare i permessi delle varie applicazioni installate sul nostro smartphone, grazie a un menù dedicato proprio alla gestione dei permessi.
Doze è l'ultima speranza per Android per eliminare i fastidiosi wakelock, che provocano i drain della batteria. Grazie a questo sistema il nostro cellulare dovrebbe consumare molto di meno in StandBy, ma tutto dipende da come gli sviluppatori delle applicazioni implementeranno tale funzione.
Le novità di questo Android Marshmallow continuano con Android Pay (la controparte Android di Apple Pay), supporto nativo al sensore di impronte, il backup e il ripristino di impostazioni e dati delle applicazioni, Web Experience e App Link (due funzioni ancora da scoprire).
Chromecast e Pixel C: interessanti dispositivi che non ci aspettavamo
Probabilmente i dispositivi in secondo piano di questo evento Google sono, in realtà, i più interessanti.
Se avete già letto in giro sul web qualcosa riguardo Pixel C sicuramente avrete pensato che non ha senso, ma noi non siamo proprio d'accordo. Si tratta di un tablet 2 in 1, quindi con tastiera con aggancio magnetico, con a bordo Android Marshmallow (non Chrome OS) e un interessante piattaforma hardware: un SoC NVIDIA X1 Quad Core (molto spinto sul lato gaming), 3 GB di RAM LPDDR4, display IPS da 10,2" con risoluzione di 2560 x 1800 pixel (308 ppi). Non si tratta di un tablet Nexus, ma di un convertibile che si propone come concorrente dei Surface di Micrososft. Per quanto riguarda i prezzi si parte da 499$ per la versione da 32 GB di memoria interna.
Hands-On Pixel C
Ancora più interessante è la Chromecast Audio: si tratta di una Chromecast che si collega ad un impianto stereo tamite cavo AUX con jack da 3,5mm e tramite Wi-Fi al vostro smartphone ed è quindi possibile riprodurre la musica presente sullo smartphone o anche in streaming. Anche per la Chromecast Audio il prezzo è di 39 Euro.
In conclusione...
Finalmente Android supporta nativamente il sensore di impronte digitali, finalmente esiste un Nexus che non ha nulla da temere in confronto ai top di gamma delle altre aziende (a partire dai materiali), finalmente (forse) il sistema operativo del robottino verde è completo, nel senso che è ricco di funzioni utili (Now On Tap, Doze, gestione dei permessi), sebbene manchi ancora qualcosa (sul display del Nexus 6P il multiwindows sarebbe stato perfetto).
Però rimane sempre quell'amaro in bocca. Ci aspettavamo qualcosa in più, magari un prezzo più aggressivo, magari un maggior cambiamento rispetto ad Android Lollipop. Insomma Google non ci ha stupiti e, come spesso accade nel mondo Android, i produttori di smartphone (Samsung, LG, eccetera...ce ne sono fin troppi) fanno la maggior parte del lavoro, studiando hardware e software probabilmente meglio di Google stessa.
Ma Android rimane alla base e senza esso non ci sarebbe nessun sistema che metta tutti d'accordo.
Nessun commento:
Posta un commento