A ottobre 2016, un attacco hacker ha rubato alla nota società di trasporto automobilistico privato milioni di dati, esattamente 57 tra quelli di clienti e automobilisti. Tutto ciò è stato tenuto segreto dall'azienda, ma addirittura ha pagato ben 100 mila dollari per evitare che i dati venissero diffusi.
In seguito Uber, attraverso un comunicato, ha confermato la notizia, ma ha anche assicurato i clienti sottolineando che tra i dati rubati non sono presenti né i codici della sicurezza sociale né quelli relativi alle carte di credito. Anche se è stato sottolineato che sono stati compromessi però i numeri di patente di circa 600 mila americani.
L'amministratore delegato di Uber, Dara Khosrowshahi, ha chiesto pubblicamente scusa, dicendo che quello che è successo non sarebbe dovuto accadere. L'impegno che ora assume l'azienda è quello di monitorare gli account interessati e garantire un'ulteriore protezione.
Questo non è passato inosservato alle autorità americane, le quali hanno multato l'azienda con una ammenda di 20mila dollari, che già aveva tenuto nascosto un'altro attacco hacker avvenuto nel 2014.
L'amministratore delegato di Uber, Dara Khosrowshahi, ha chiesto pubblicamente scusa, dicendo che quello che è successo non sarebbe dovuto accadere. L'impegno che ora assume l'azienda è quello di monitorare gli account interessati e garantire un'ulteriore protezione.
Questo non è passato inosservato alle autorità americane, le quali hanno multato l'azienda con una ammenda di 20mila dollari, che già aveva tenuto nascosto un'altro attacco hacker avvenuto nel 2014.